TIPITIPIRÙ ASCOLTARE I POETI PER NARRARE AI BAMBINI
DALL’ANTOLOGIA "15 ½ PIUTTOSTO BIZZARRE DI PAVLINA PAMPOUDI"
NELLA TRADUZIONE DI VIVIANA SEBASTIO.
Nel 2004 insieme a Viviana Sebastio e al team di docenti di un istituto romano, con la collaborazione grafica di Federica Reale, abbiamo proposto a dei bambini di prima di scrivere un libro, quando sapevano per lo più articolare soltanto le prime forme di lettura e scrivere i primi segni grafici della loro lingua. Abbiamo chiesto a questi bambini di scrivere collettivamente, sollecitati dall'incontro con una lingua che non conoscevano, il neogreco. Abbiamo chiesto loro di disegnare e realizzare le immagini di un libro, affinché altri bambini potessero leggere quel che loro avevano creato.
Cosa ce lo abbia consigliato, è una domanda legittima.
Torno per un attimo al neolitico...
Sarà perché allora si stava definitivamente assestando il patrimonio neuronale della nostra specie, sarà perché il numero degli esseri umani era cresciuto, sarà inoltre per la scoperta che assieme si vive meglio, il fatto è che in quel periodo abbiamo avuto necessità di lasciare pittogrammi un poco ovunque su questo pianeta.
A cosa serviva lasciare un disegno su una parete, a quale urgenza rispondeva aggiungere una forma alle forme già lasciate da altri, così da formare veri e propri musei di pittogrammi, come ad Altamira, in Spagna?
Qualcuno ha scritto che l'urgenza di lasciare quei disegni era determinata dal pensiero che un altro della stessa specie, lo avrebbe visto e, nel poterlo ammirare, il visitatore riportava al presente l'altro. Un modo per entrambi, lettore e autore del pittogramma, di sentirsi in comunicazione nonostante l'assenza di uno dei due. Nelle grotte di Altamira nasce, si sviluppa, e arriva a noi attraverso i millenni, un meraviglioso libro, scritto da analfabeti che immaginano di esistere dopo la vita grazie alla pittura e al segno, i pittogrammi, appunto. Ad Altamira i disegni non sono solo disegni, sono soprattutto messaggi, lettere, testo, storia, dell'uomo che racconta la propria vita a un altro uomo che non conoscerà. Consapevoli di tutto ciò, abbiamo chiesto a una scrittrice greca di raccontare una sua favola attraverso i segni lasciati sulle pagine, grotta, dei suoi libri. Noi con i bambini siamo entrati nella
grotta libro dove i segni sono divenuti pezzi di persone di cartone, brandelli di colori da incollare sui pezzi di cartone che divenivano pupazzi o "pupezzi", simili ai pittogrammi dei nostri avi. Come i nostri avi li abbiamo messi insieme i pupezzi e abbiamo lasciato che ci raccontassero la storia che apparteneva alla comunità degli uomini e delle donne che sentono la solitudine come un dono
da condividere. Così i pupezzi si fanno prima segni, poi narrativo e infine si smaterializzano in pagine virtuali, affinché la grotta divenga sempre più ampia e possa accogliere tutti i naviganti della creatività, come una smisurata balena in cui ad accoglierci troviamo sempre Pinocchio con Geppetto, a leggere, scrivere e a narrare. Abbiamo infine pensato che a scrivere racconti, ci si sente meno soli, pensando che da qualche parte qualcuno comincerà a scrivere una nuova storia perché ha letto la nostra affinché
un altro la legga e scriva la sua e così via, in un mare dove l'attracco nei porti sia un diritto per poter proseguire nella navigazione.
Nicola Basile
psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, psicodrammatista.
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