Il bacherozzolo fotofobico. La tigre, con i suoi denti e le sue unghie rappresentante di un pericoloso bestiario per l'oggetto figlio. Esposizione alla visione luminescente e in putrefazione, regno del bacherozzolo.
“Sogno sabato notte. Stavo in...no...in una fogna o in uno stretto corridoio grigio. Davanti una tigre, tranquilla, con la porta aperta. D. sta per prendere una cioccolata, la tigre poteva entrare. Grido a D. di venire verso di me.
Poi arriva gente e blocca la tigre che era in piedi. Un mese fa, una parete altissima, una porta aperta, carta da parati nella stanza d'infanzia. Entra zio e sulla parete, sopra la tv, due bacarozzi. Che simboli sono la tigre e i bacarozzi?”
Cosa hanno a che vedere dei blattoidei con le tigri?
Nulla se non percorriamo un lungo corridoio che trasporta i resti, i residui, il materiale da espellere. Si sta ora nel profondo della terra che non sa di accogliente né di viaggio alla J. Verne ma sa di decomposizione.
Poiché il sognato e il sognatore coincidono attribuirsi il compito del bacherozzo è assumere la funzione di persona spregevole. Che a ben vedere non può che essere, nella civiltà dello splendore e del pulito appariscente, un bacherozzolo, come indicano i vocabolari.
Il due sopra la tv sta a mostrare come la coppia che genera, e la sognatrice ha la responsabilità di aver generato, non può che appartenere alla specie delle fogne o del regno dell'umido e dell'oscurità che in Durand ritroviamo come
Tutto ciò non può non contrastare con le smaglianti unghie della tigre. Le unghie separano, tranciano, penetrano. Sono lamine affilate che separano al fine di permettere ai denti di stritolare. Non c'è spazio in queste imago oniriche per la rêverie in quanto se umidità e buio rimandano alla cavità materna, questa è luogo di transito di materiali di scarto; se esiste una coppia di animali, questi si esibiscono come blatte, se esiste la possibilità di definire la propria identità attraverso un processo di identificazione con la potenza e la bellezza, essa è pericolosa tanto quanto è splendente.
È, come scrive Bachelard, attraverso un procedimento involutivo che comincia ogni movimento che voglia esplorare i segreti del divenire, e Desoille, nel suo secondo lavoro, studia i sogni di discesa che sono sogni di ritorno così come di acclimatazione o di assenso alla condizione temporale. Si tratta di <>. E' una delle ragioni per cui l'immaginazione della discesa avrà bisogno di maggiori precauzioni rispetto a quella dell'ascensione. Esigerà corazze, scafandri....esoscheletri, aggiungiamo noi (8)
Il sogno viene solo narrato e non viene giocato nella seduta, viene rappresentata una scena di vita con una zia che si concentra proprio davanti una tv con i due bacherozzi, regnanti delle tenebre. L'animatrice doppia che quella tv del sogno mostra l'impossibilità di vedere altro che due punti neri nel posto della coppia. Possiamo domandarci se quei due punti neri non fossero i testimoni protettivi per una discesa legata all'intimità digestiva che si pone al di là dell'esteriorità della luce dei led della televisione.
(7) 1935 - M.C.Escher, "Scarabei", xilografia
(8) 1972 - Gilbert Durand -Le strutture antropologiche dell'immaginario – Dedalo edizioni
PIANTA DEL MUSEO DEI SOGNI
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• “Presentazione CRPA” - di N. Basile
• “Stanze del sogno in istituzione” - di N. Basile, G. Preziosi
• “Pazienti gravi in un gruppo istituzionale, una sfida possibile?
Cosa rappresenta un gruppo di terapia con lo psicodramma in una istituzione?” - di S. Falavolti
• “Un’esperienza breve di Role playing” - di M. Pagliarini”, A. Pascucci
• “Psicodramma in gioco negli scenari istituzionali” - di A. Pascucci
• “Lo Psicodramma Analitico in un’istituzione per giovani madri” - di S. Salvatore