Riflessioni per un nuovo cammino
Contributi per il
Seminario SIPsA di Polivisione
in setting di Psicodramma analitico
in presenza
del 24 giugno 2023
"Incontrare il mondo fuori dalle stanze di terapia"
di Stefania Falavolti
S.I.Ps.A - Centro Didattico Aletheia - Lazio
È stato detto che: “mettere su un gruppo è innanzitutto mettere in scena il desiderio dell’analista” … ma quale desiderio? Qual era, lontano nel tempo, quel desiderio che fece da levatrice ai primi gruppi di poli visione? Non è dato sapere davvero cosa sia accaduto, era forse per :“incontrare il mondo fuori dalle stanze di terapia?”
Curioso pensiero che il mondo non ci sia negli studi, dove entrano tante persone col loro bagaglio di sofferenze e problemi, chissà quale mai sarà la sostanza del mondo che sfugge e si vorrebbe trovare. Come se quegli essere umani non fossero fatti della stessa carne e dello stesso sangue di quelli di fuori, vittime di guerre e disastri, che ripetuti mille volte nelle cronache visive, finiscono per svaporare come personaggi di un incubo alla luce dell’alba.
"Misurare la distanza"
Occorre misurare la DISTANZA, quella giusta, tra l’uno e l’altro, tra gli altri e noi, così al riparo dei nostri saperi. Bisogna chiedersi se intervenire o astenersi, se rischiare di agire come un occupante che viola un territorio straniero o astenersi, lasciando che il tempo faccia il suo corso. Un dubbio turba il silenzio, se intervenire fosse invece lasciarsi andare ad un incontro ravvicinato con l’alieno che abita anche dentro di noi, e che urla il suo dolore, la sua rabbia fatta di paura e di impotenza. Non chiudere gli occhi allora ma aprirli su uno spazio di presenza e riuscire a vedere la morte che ci cammina accanto dal primo vagito. Non è un fantasma, è questo il reale che ci paralizza e ci affascina, che ci toglie la parola, cosa possiamo dire su di essa, innegabile padrona delle nostre vite?
"La grande bugia"
La pandemia irrompe come un tornado, ci fa ritirare da quel mondo che cerchiamo e che solo ora ci appare così ostile e così bello, nei suoi cieli purificati per qualche mese dalle nostre scorie, dagli animali tornati liberi nei mari e nelle città, ad essere in gabbia siamo noi ora, quelli che si credevano i padroni della terra. Nella distanza forzata anche da quelli che ci sono più cari, nell’esclusione dei corpi, ridotti a fotogrammi, riscopriamo l’invincibile desiderio di contatto, ci accorgiamo che è possibile fermarsi, guardare ed ascoltare. È esplosa la grande BUGIA che rincorrendo l’irraggiungibile eudemonia, si potesse sconfiggere Lei, la nera Signora.
“Casa di un altro mondo"
Sorge così la tentazione di costruirci una “casa di un altro mondo” dove incontrare una nuova versione di noi e delle nostre vite, riscriverle da capo, riscoprire forse quanto, lungo il nostro cammino sull’orlo dell’abisso, sia fondamentale e bellissimo cercare di incontrare l’altro, sia dentro che fuori di noi, anche se solo per un fugace attimo, anche se costerà dolore.
“Ecco! Incominciamo”
di Novella Basile
S.I.Ps.A. - Centro Didattico Neoarchè - Puglia
“Ecco! Incominciamo” come a dire “Ci siamo! Andiamo a vedere!”, con la promessa che alla fine ne sapremo di più.
È così che è incominciata per me l’esperienza con la Polivisione. Era giugno del 2020 e il mondo stava vivendo un momento di grande difficoltà. Un piccolo essere invisibile e perturbante insidiava i nostri corpi, ci costringeva a fare i conti con l’imprevedibilità e la precarietà della vita. Come lo specchio che, nella fiaba della Regina della Neve, va in frantumi e con le sue schegge manda il mondo sottosopra seminando il male, così l’invisibile Sars19 destabilizza, spaventa, rinchiude gli umani in un guscio protettivo. Ma proprio quando le porte sembrano tutte chiuse ecco che si aprono le finestrelle ed io intraprendo un bel viaggio che si chiama polivisione.
“Rete”
La rete ci aiuta e ci consente di comunicare dandoci la possibilità di nuovi incontri. Si accorciano le distanze e si avverte la vicinanza al di là dello spazio. Ci siamo, ci guardiamo, ci parliamo e iniziamo un percorso insieme. L’incontro con i miti e con le fiabe mi riporta all’immaginario dell’infanzia e mi permette di rileggere il nuovo senso di narrazioni tutt’altro che rassicuranti. Le fiabe ci conducono nel fitto bosco dei nostri fantasmi dove ci si può perdere, ci si può smarrire, si può inciampare nei rovi, ma si può anche ritrovare la strada del proprio desiderio. Strada non sempre lineare, spesso impervia e difficoltosa, ma che merita di essere percorsa.
“Si può vedere in tanti modi”
Poli/visione, cioè si può vedere in tanti modi, scoprire più orizzonti della visione, si può cogliere in superficie, ma si può andare in profondità: ci sono sguardi che ci hanno turbato, sguardi che abbiamo temuto e sguardi che ci hanno accarezzato. E poi la voce, questa sconosciuta che sembra non appartenerci, che quando esce si perde, la voce è un oggetto perduto, ci sfugge, se ne va. Voce di dentro e voce che se ne va, si perde nel momento della sua emissione, oggetto così intimo e così altro. Sguardi, voci ed ora il corpo che torna a farsi vedere per intero, a esigere la sua presenza, a incontrare l’altro senza schermi, che velano, che lasciano intravvedere, ma che nascondono. Ognuno di noi può essere Kai o Gerda espressione dell’assenza di emozioni, dell’indifferenza oppure della ricerca dettata dal desiderio dell’incontro con l’altro.
“L'ideale idoneità”
S.I.Ps.A - Centro Didattica Apeiron - Lazio
“Gli analisti sono persone che hanno imparato a esercitare un'arte determinata e per il resto si deve concedere loro di essere uomini come gli altri[...] Che il futuro analista sia un uomo perfetto prima di iniziare a occuparsi di analisi e, cioè, che a questa professione (Beruf) si dedichino esclusivamente persone di tanto elevata e rara perfezione, chiaramente non si può pretendere. Ma dove e come il poveretto si può procurare l'ideale idoneità di cui abbisogna nella professione?”
Freud continua poi con altre parole ed altre riflessioni, io preferisco fermarmi qui, a questa domanda. E rispondermi che il “poveretto” rinunciando ad un “ideale idoneità di professione” ritrova ogni volta il suo desiderio nella possibilità di concludere e riaprire, nel fondare e terminare. Nell' appassionarsi alla soglia, alla marginalità di un sempre inconcluso, insaturo sento spesso dire nei corridoi della Scuola. Un continuo rilancio che nutre e interroga dispositivo, teoria e prassi.
Crediti
Freud Sigmund - Analisi terminabile e interminabile_ Bollati Boringhieri 1977
Basile Nicola - S.I.Ps.A - Centro Didattico Aletheia - Lazio - Fotografie di San Bruzio, Magliano in Toscana.
La principessa delle Nevi - fiaba russa
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