Contributo per l’incontro di psicodramma analitico del 9/09/23
“Scorgere l’orizzonte attraverso il buco della dimenticanza”
di Nicola Basile
(didatta della Società Italiana di Psicodramma Analitico)
“Quando ti sforzi di dimenticare qualcosa ottieni l'effetto opposto.
Invece di qualcosa diventa Quella Cosa.
Ci teniamo così tanto ai nostri sforzi che ci è impossibile dimenticarli.
Dovremmo invece incorniciare i momenti di riposo.”
Enzo Fileno (2022)
Premessa
Proporre un percorso che inizi con l’esperienza analitica in gruppo con lo Psicodramma analitico, richiede il fornire contributi che alimentino il desiderio di parteciparvi. Il 9 settembre 2023 il Centro Didattico Aletheia della SIPsA aprirà uno spazio dedicato allo Psicodramma Analitico con cadenza mensile. (La locandina è scaricabile in pdf). L'iniziativa, che si configura tra quelle approvate dalla SIPsA, vuole favorire chi non può recarsi settimanalmente in uno dei gruppi del Centro Didattico.
Tale desiderio può scaturire da una domanda che non trova risposte, da stimoli professionali o entrambi. Questa fase è definita nell’ambito della letteratura, partecipazione a un gruppo di base o esperienza analitica in gruppo di psicodramma.
In questo breve testo proverò a definire, anche se volutamente con molta approssimazione, come la dimenticanza possa divenire uno strumento di accesso a ciò che apparentemente è stato cancellato e come ciò che sembra essere stato cancellato dalla memoria, sia insieme limite e opportunità per l'essere umano.
Dimenticare il nome nel sogno
Nella vita onirica notturna il nome che ci hanno consegnato, lo possiamo temporaneamente dimenticare affinché l’ombra della ragione possa vagare alla ricerca di segni di cui essa non sa tenere il conto. Il nome prima di divenire un simbolo è stato segno incomprensibile per ciascuno di noi, un “segno” che è stato dato affinché potesse essere ridefinito “con” la ricchezza dell’esperienza della vita. Tuttavia, l’uomo deve poter utilizzare la dimenticanza per non tenere il conto di tutti i processi che lo hanno reso soggetto al fine di trasformare i segni in nomi e i nomi in simboli. Così l’uomo costruisce la propria identità tra oblio e memoria.
Assumere il nome dell’altro
Così come alla nascita l’essere umano assume il nome dato dall’altro anche nel sogno accade che si assuma un nome alieno come il proprio. Accade anche di non provare tanto stupore nel rammentare di esser apparsi a noi stessi come sconosciuti a colui o colei a cui si racconta il sogno al risveglio. Nondimeno, al risveglio, senza il ricordo, alcuno saprebbe dichiarare all’altro il nome proprio che distingue anche dal personaggio o dagli attori del sogno. Quindi se non si potesse dimenticare il nome non si potrebbe ascoltare il nome dell’altro che palesando la sua presenza annuncia una richiesta. In altre parole: “se non potessi dimenticare, non potrei sognare”.
Così come alla nascita l’essere umano assume il nome dato dall’altro anche nel sogno accade che si assuma un nome alieno come il proprio. Accade anche di non provare tanto stupore nel rammentare di esser apparsi a noi stessi come sconosciuti a colui o colei a cui si racconta il sogno al risveglio. Nondimeno, al risveglio, senza il ricordo, alcuno saprebbe dichiarare all’altro il nome proprio che distingue anche dal personaggio o dagli attori del sogno. Quindi se non si potesse dimenticare il nome non si potrebbe ascoltare il nome dell’altro che palesando la sua presenza annuncia una richiesta. In altre parole: “se non potessi dimenticare, non potrei sognare”.
Nell'intrigante mostra a Aosta, in questo momento in corso, "L'autre portrait. Le jeu", Miriam Colognesi mette in gioco il volto, i corpi, gli sguardi conservati e celati dagli archivi fin quando non sono messi in gioco. L'artista li fonde con le carte dei tarocchi, gioco e divinazione che attraversano i secoli. "Semplificando potremmo affermare che Miriam Colognesi compie una scelta molto precisa, quella di indagare attraverso un personale registro espressivo il tema della memoria individuale e collettiva. Decide di non occuparsi dei giocatori di carte, ma di ridisegnare le carte stesse, animandole dei volti e delle presenze di persone che riemergono dal passato in cui possiamo riconoscerci." scrive Daria Jorioz in "Gioco di carte, gioco del destino" per la presentazione delle opere dell'artista.
Raccontare il sogno
È necessario fare uno sforzo di memoria nel raccontare il sogno che finirebbe nell’oblio se non si trova un ascoltatore che rappresenti per noi, e per lui stesso, il confine tra lavoro del sogno nel sonno e quello che si svolge nella veglia. Il sogno infatti “non cessa di non scrivere” nel diurno come afferma, rispetto al sintomo, Lacan. E ciò che non viene scritto, divenendo illeggibile, si trasforma in “Quella Cosa” che non permette il riposo.
Il gioco del rocchetto
Scrivono G. e P. Lemoine (1972): “La matrice di ogni psicodramma, secondo noi, è il gioco del rocchetto o del Fort- da descritto da Freud (1920)”
Il gioco del rocchetto è ben conosciuto come la possibilità di far riapparire l’assente, potendolo governare attraverso il gioco e il linguaggio. Così è, affermano i Lemoine, anche per gli oggetti che incontriamo nella realtà, una volta usciti dalla esperienza del soggetto, possono esser sempre ricordati e immaginati come presenti. Un bel luogo che abbiamo visitato non lo possiamo portare con noi se non attraverso il contributo dell’immaginazione che lo può rendere presente, allietando un momento di stanchezza o favorendo l’alleggerimento di situazioni faticose.
L’immaginario è un elemento, o regime seguendo Lacan, del nostro pensiero, su cui poggia la metodica dello psicodramma analitico. Durante la rappresentazione di alcune parti del discorso dei partecipanti al gruppo, l’immaginario permette di rendere presente ciò che non lo è nella realtà di quel momento. D’altra parte, le mani di un mimo permettono ai nostri sguardi di cogliere ciò che non è e se il mimo è capace di far emergere emozioni che non hanno altro ancoraggio nell’immaginario dell’artista e di chi lo ha scelto.
Saper giocare
Nello psicodramma analitico non serve essere artisti mentre è necessario saper giocare seriamente come sanno fare i bambini e le bambine che sanno che non sono ciò che vorrebbero essere ma in quel momento lo impersonano con grande coerenza.
Il gioco ovviamente non può durare all’infinito e bambine e bambini si affidano all’adulto perché li possa far rientrare nella realtà. Anche nel gioco immaginario dello psicodramma il tempo è dato dal setting e dagli psicoanalisti e psicodrammatisti che conducono il setting in piccolo gruppo.
L’assenza della Cosa, della realtà, dell’oggetto che non è più nella sua concretezza e nel presente lascia una cornice vuota, un buco attraverso cui scorgere il riflesso dell’esperienza vissuta, ascoltare la sonorità coinvolgente che solo un brano musicale, una coreografia di danza sanno donare a chi decide di lasciarsi andare ai confini dell’immaginario per “incorniciare i momenti di riposo”.
Se questo è il tavolo
Scrivono i Lemoine … “se questo è il tavolo intorno al quale si riunisce per il pranzo tutta la mia famiglia, esso può diventare il simbolo del pranzo familiare, poi passando da una metafora all'altra, della famiglia stessa, quindi di altre famiglie come la mia; entra in gioco a questo punto la funzione simbolica”
Lemoine (1972)
Nell’esperienza di incontro con l’altro nel gruppo di Psicodramma Analitico, è possibile scorgere l’orizzonte attraverso un buco, come quello della fotografia per intenderci, rubato dallo scrivente a un cancello di legno di Aosta, permettendo a ciascun partecipante di dare infiniti significati alla vita vissuta, fin a ridisegnarne lo svolgimento. Ciò favorisce la memoria degli accaduti poiché essa diviene meno pressante o troppo coinvolgente, trasformandosi in racconto all’altro o in racconto dell’altro, colorando la vita con nuovi sentimenti e colori .
Lo psicodramma analitico è al servizio di chi desidera spostare “Quella Cosa” dal centro della vita affinché l’incessante rimirare la Cosa, venga sostituito dall’ “incorniciare i momenti di riposo”.
Piccola bibliografia
Colognesi Miriam - "L'autre portrait. Le jeu" Aosta, Chiesa di San Lorenzo - 27 maggio - 15 ottobre 2023
Fileno Enzo (2022) – Il giardino di Italo – Ponte alle Grazie
Freud S., (1920), Aldilà del principio di piacere, in Opere vol.9, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.
Jorioz Daria in "Gioco di carte, gioco del destino"
"L'autre portrait. Le jeu" Aosta, Chiesa di San Lorenzo - 27 maggio - 15 ottobre 2023
Lemoine G. e P., (1972), tr.it. Lo Psicodramma, Feltrinelli editore, Milano, 1977
Dove e quando si svolgerà il primo incontro e i successivi?
Il 09/09/23 a Roma in via Nomentana 333 C, con orario ridotto, 9,00 – 12,05.
A seguire i primi tre incontri si svolgeranno nelle date del
21 ottobre 2023; 11 novembre 2023; 9 dicembre 2023
secondo il seguente orario:
• 9,00 - apertura
• 9,15 - 10,30 - prima seduta
• 10,30 - 10,45 - break caffè
• 10,50 - 12,05 - seconda seduta
• 12,10 - 13,10 - pausa pranzo
• 13,15 - 14,40 - terza seduta
• 14,45 - 16,00 - - quarta seduta
Costo?
Il 09/09/23 è richiesto il desiderio di partecipare.
Da ottobre il costo sarà di € 100 mensili.
Informazioni e Iscrizioni
Nicola Basile
• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)
• mail: nibasile@libero.it