[1] Dolto F., Il desiderio femminile, Mondadori, Milano, 1994, pp. 288-289.
[2] “un significante è ciò che rappresenta un soggetto per un altro significante” J. Lacan, «Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell’inconscio freudiano», in Scritti, vol. II, a cura di G.B. Contri, Einaudi, Torino 1974, p. 822.
[3] “Applicheremo, per fissare le idee e le anime in pena la suddetta relazione sullo schema L già proposto e qui semplificato. Che significa che la condizione del soggetto S ( nevrosi o psicosi) dipende da ciò che si svolge nell'Altro A. ciò che vi si svolge articolato come un discorso ( l'inconscio è il discorso dell'Altro), la cui sintassi Freud ha cercato di definire in un primo tempo nei frammenti che in momenti privilegiati, sogni, lapsus, tratti di spirito, ce ne giungono. In che modo il soggetto sarebbe interessato a questo discorso se non fosse parte interessata? E lo è infatti, in quanto stirato ai quattro angoli dello schema, e cioè: S, la sua ineffabile stupida esistenza, a, i suoi oggetti, a’, il suo io, cioè quel che della sua forma si riflette nei suoi oggetti, e , A, il luogo donde può porglisi la questione della sua esistenza. Lacan J., Una questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi, Scritti, Einaudi, Torino, 1974, vol. 2, p. 545
Interpretazione dello schema L proposta da Giovanni Bottiroli in https://www.giovannibottiroli.it/it/psicoanalisi/61-estimita-intimita.html
[4] Sull’asse immaginario ritroviamo lo stadio dello specchio nel quale si gioca la riconquista dell’identità in quanto immagine dell’altro, assunta come propria immagine, infatti, attraverso l’immagine dell’altro possiamo avere accesso alla nostra identità. Quindi l’altro nello specchio, che è l’immagine dell’Io, sarà il filtro attraverso il quale noi percepiremo l’altro, il simile che sullo schema viene identificato con a’: “[…] la forma dell’altro ha il più stretto rapporto con l’io, gli è sovrapponibile, e lo scriviamo con a’“. Lacan J, (1954-55) Il seminario Libro II. L’io nella tecnica di Freud e nella teoria della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 1991, p. 281
[5] Il filosofo francese Maurice Merleau Ponty (1908-1961) ha chiamato uno specchio "lo strumento di una magia universale che cambia le cose in occhiali, gli occhiali in cose, me in altri e altri in me”
[6] Lacan J, (1954-55) Il seminario Libro II. L’io nella tecnica di Freud e nella teoria della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 1991, p. 281 in “Schema L” di Giuseppe Salzillo https://www.giuseppesalzillo.it/schema-l-psicologo-milano-navigli/
[7] idem
[8] idem
[9] https://www.giuseppesalzillo.it/schema-l-psicologo-milano-navigli/
Si ringrazia il dott. Giuseppe Salzillo di cui apprezziamo il blog e si resta a disposizione per eventuali correzioni o crediti non correttamente riportati.